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Questo testo, a metà fra il diario e la narrazione, racconta un anno trascorso dalla scrittrice come "educatrice non qualificata" in una scuola elementare di un quartiere periferico di Bologna e in altre scuole materne e medie della città, durante quello che chiamano "pre" e "post", ovvero il tempo in cui i ragazzini sono seguiti e custoditi prima e dopo la scuola. n una forma ridotta all'essenziale, quasi scarnificata per dare più spicco alla verità e alla forza dei personaggi, bambini di nazionalità diverse (Turchia, Marocco, Iran, Cina, Bangladesh, Italia) giocano, parlano, comunicano, crescono, imparano il mestiere della vita. Molti di loro provengono da famiglie su cui gravano problemi di integrazione sociale e culturale, genitori in carcere o con gravi problemi economici, ma sono anche i figli dei genitori di oggi. Patrizia, intensamente, con ironia e delicatezza, ma sempre senza filtri descrive quello che ha visto. Il suo stupore diventa quello del lettore, catapultato in un mondo ignoto, che si è soliti immaginare dai toni delicati, mai duri e che invece appare straordinariamente crudo e senza compromessi.